Le voci segrete del mare. Storia di una balena che si innamorò di un umano (Garzanti) è il nuovo libro di Mari Caporale con la prefazione di Piero Angela.
Sono stata subito attratta dal titolo di questo libro per la mia grande passione per il mare e le sue creature. Mi sono immersa nella lettura ed è stato un viaggio meraviglioso con la costante sensazione di trovarmi veramente nei fondali marini.
- Le voci segrete del mare
- I tesori del Mediterraneo
- La prefazione di Piero Angela
- Riflessioni e considerazioni
- Intervista a Mari Caporale
- Conclusioni
Le voci segrete del mare
In questa opera letteraria, Mari Caporale ci racconta la storia della giovane balena Giuli e del suo incontro inaspettato con un esploratore marino. Tutto nasce da una delicata carezza che il misterioso sub rivolge coraggiosamente a Giuli. Questo gesto di tenerezza e affetto da parte di uno sconosciuto umano provoca nella balena sentimenti mai provati prima di quel momento.
Mi sfiora con un palmo, con un movimento lento, circolare, morbido che rassomiglia a una carezza interminabile. Leggera e gentile come un battito d’ali, un soffio di libellula. Il tocco d’amante di quel piccolo pesce anonimo senza branchie, dotato di un’unica gigantesca pupilla di zaffiro, è un prodigio, un miracolo. Mi sento scintillante come una stella marina, in armonia con pesci, anemoni e coralli. Ho voglia di cantare una musica d’acqua.
Ma si ritrova ad affrontare un dilemma: reagire all’affettuoso atteggiamento o allontanarsi a causa delle notizie poco lusinghiere che le sono giunte sugli esseri umani.
La protagonista, con determinazione, decide di superare i suoi timori e abbracciare questa nuova amicizia.
Durante i loro incontri, il legame tra Giuli e il sub si rafforza. Ma quando un’altra balena, amica di Giuli, è in pericolo, la giovane balena deve prendere una decisione difficile: chiedere aiuto al suo amico umano o provare a salvarla da sola. È un momento cruciale in cui la fiducia e le speranze di Giuli vengono messe alla prova.
I tesori del Mediterraneo
Mari Caporale ci guida in un viaggio mozzafiato nelle profondità del Mar Mediterraneo. Esplora i misteri e le meraviglie di questo ecosistema trascinandoci in scenari incantevoli. La sua penna ci porta attraverso prati di alghe, calette segrete e scogliere dove sono nascosti tesori inimmaginabili.
Nel corso della narrazione, l’autrice ci introduce a una moltitudine di creature marine: pesci colorati, molluschi e giganti del mare. Le pagine del libro prendono vita con corteggiamenti affascinanti, le coreografie ammalianti delle sardine, accoppiamenti straordinari e i giochi vivaci dei delfini. Un vero e proprio esploratore marino dei nostri tempi, Alberto Luca, diventa il tramite tra l’autrice e il lettore, documentando i suoi incontri in un diario emozionante e sorprendente.
La prefazione di Piero Angela
Le voci segrete del mare non è solo una storia emozionante, commovente e avvincente: è anche un’opera che ci invita a riflettere sulla fragilità del mare e sull’importanza della sua protezione. Mari Caporale, con maestria, intreccia riferimenti storici e conoscenze scientifiche, regalando al lettore una narrazione fiabesca ma derivante da un attento lavoro di ricerca.
Il celebre divulgatore scientifico Piero Angela, nella sua prefazione, sottolinea proprio l’ambizione dell’opera di sensibilizzare le nuove generazioni alla cura e alla protezione del Mediterraneo e delle sue specie. Il futuro del mare dipende dalle nostre scelte e dalla consapevolezza di essere custodi di questo tesoro che ci è stato affidato milioni di anni fa.
Riflessioni e considerazioni
Mari Caporale ci coinvolge in un’atmosfera fiabesca. Una storia di sentimenti e amicizia che ci ricorda il privilegio e la responsabilità di preservare lo straordinario spettacolo della vita che è apparso nei mari sin dalle origini dell’universo. Un invito a guardare il mare con occhi nuovi, ammirarne la bellezza e lavorare per proteggerlo.
La scrittura di Mari Caporale è magistrale: fluida, coinvolgente e ricca di dettagli che mi hanno fatto immergere completamente nella storia. Ho amato la sua abilità nel descrivere gli scenari marini, facendomi sentire come se stessi nuotando accanto a Giuli e all’esploratore. Le parole dell’autrice hanno danzato davanti ai miei occhi, dipingendo quadri vividi e affascinanti.
Ho apprezzato particolarmente la caratterizzazione dei personaggi, in particolare quello di Giuli. La balena, con la sua esuberanza e la sua dolcezza, mi ha conquistato sin dalle prime pagine. Ho condiviso le sue paure, le emozioni nuove e sofferto per le sue difficoltà. Mari Caporale è riuscita a dare vita a creature marine che hanno acquisito una profondità e una personalità uniche.
Come avrete capito, Le voci segrete del mare è un libro che mi ha toccato nel profondo, lasciandomi un senso di meraviglia e di gratitudine.
Vi lascio alla mia chiacchierata con Mari Caporale che va ad arricchire ulteriormente la potenza degli importanti messaggi che sono racchiusi nel libro.
Intervista a Mari Caporale
Benvenuta su Primer! So che il mare è tra le sue grandi passioni, è così ?
Grazie! Sì, è una mia grande passione. Le mie due grandi passioni di cui non potrei fare a meno sono la scrittura e il mare. Io poi sono in parte di origini pugliesi, per cui il mare ce l’ho nel sangue. Al mare scrivo, costruisco tutti i miei progetti, vengono proprio tutti elaborati di fronte al mare. Si tratta di uno stimolo creativo per me, lo sento molto come la mia casa. Credo che l’elemento dell’acqua faccia parte del mio DNA. Evidentemente devo aver avuto una vita precedente in cui ero dotata di coda e pinne!
In fondo, nasciamo tutti dal mare, le nostre lacrime sono salate…E poi vivo il mare proprio come un ritorno a casa.
La comprendo benissimo, tra l’altro anch’io sono pugliese e, come lei, non posso far a meno del mare!
Quindi possiamo proprio capirci, questa “malattia” del mare fa parte di qualcosa che è dentro di noi e non è curabile!
Proprio così! Sono curiosa: come è nata l’idea di scrivere una storia di una balena, Giuli, che si innamora di un umano?
Avevo già scritto dei testi in occasione di un evento che si era svolto a Matera, un evento interessante sul mare dato che a Matera prima c’era il mare. È stato rinvenuto uno scheletro della balena oceanica più grande che sia mai stata ritrovata. Non si sa come mai si trovasse nel Mediterraneo, perché la balenottera azzurra è una specie particolare che non si trova nel Mediterraneo, solo rarissimamente ha fatto qualche comparsa ma, in genere, è una balena oceanica perché ha una mole maestosa. In quell’occasione è stata trovata nella diga di San Giuliano ed è stata chiamata Giuliana, la famosa balena di Matera per cui sono state svolte ricerche da parte dell’Università di Pisa.
Quindi ho dato questo nome, Giuli, perché mi aveva ispirato. La ragione per cui ho scritto il libro, il pretesto o, diciamo, il movimento profondo che è partito da dentro, è stata una carezza. Nello specifico, la carezza che un fotografo marino ha fatto ad una balena reale, una megattera oceanica. Ho visto il video di questa persona che è il protagonista del libro, Alberto Luca, un mio carissimo amico documentarista scientifico di Superquark che mi ha anche fatto dono del suo diario di bordo. Soprattutto, mi ha raccontato tanto del suo mare, dei suoi incontri. Lui ha fatto tanti spettacoli a teatro con Piero Angela. Mi ha mostrato dei bellissimi incontri in mare con il polpo, con il capodoglio, ecc. Ha avuto delle esperienze avventurose stupende, anche addirittura con lo squalo bianco che lo ha guardato fisso negli occhi e poi è andato via senza fare niente!
L’uomo non è una preda per lo squalo; diciamo che ci predano se noi andiamo a disturbare il loro habitat. Se noi rispettiamo la loro vita e il loro ambiente, loro non ci fanno niente perché non siamo appetibili ai loro occhi, non abbiamo grasso.
Quindi, ho pensato di trasformare questi incontri meravigliosi di cui lui mi ha fatto dono. La scintilla è nata, però, quando ho visto il video di questo corteggiamento che lui ha avuto con quella balena meravigliosa. Lui era grande quanto un chicco di riso di fronte a quell’ animale immenso e non ha avuto paura. Quando i loro occhi si sono incrociati mi ha colpito proprio quella vibrazione che ho avvertito tra i loro sguardi. E quando lui ha posato la mano sulla cute della balena, mi è sembrato quasi di avvertire quella scossa! Ho pensato che Giuli potrebbe aver provato quella sensazione perché non è fuggita, non lo ha evitato. È rimasta immobile ad osservarlo e si è fatta corteggiare, circondare.
Da questo nasce la mia storia d’amore tra due specie diverse per dire che l’amore supera ogni barriera e può addirittura salvare il mare.
La presenza di Piero Angela nella prefazione è molto significativa, come è nata la vostra collaborazione?
Io l’ho incontrato a teatro in occasione di uno degli spettacoli di cui parlavo poco fa e, al momento era finita lì. Poi, in occasione dei quarant’anni di Superquark, gli ho scritto una lettera che è stata letta a cena con la signora Margherita (molto carina come situazione!), dove loro si sono addirittura commossi. Gli ho raccontato degli aneddoti simpatici su come la mia famiglia si riunisse il mercoledì per guardare tutti insieme Quark. Quando c’era il documentario sulle scimmie e sulla riproduzione degli animali, mio padre cambiava canale perché faceva anche il catechista, era molto religioso e per lui i bambini non potevano guardare la riproduzione delle scimmie! Piero Angela ha riso tanto per questa cosa.
Poi ha voluto cercarmi e informarsi e ha scoperto che ero docente universitario di bio-giuridica. Ha chiesto il mio indirizzo e mi ha scritto una stupenda lettera a mano che custodisco gelosamente!
Abbiamo parlato di scienza e a quel punto è stato normale per me proporgli la lettura del libro che stavo scrivendo. Lui si è entusiasmato e con estrema gentilezza ha letto il libro e ha deciso di scrivere la prefazione perché la storia gli era piaciuta. Mi ha scritto anche questo, però: “Lei Mari è una poetessa, ha questi sfarfallii nella scrittura che non mi appartengono, io sono un uomo di scienza e, quindi, non si dispiaccia se io farò la mia introduzione con uno stile un po’ diverso dal suo! Voglio lasciare un messaggio alle nuove generazioni“.
Tra l’altro i più giovani sono proprio coloro a cui si è rivolto di più negli ultimi giorni della sua vita, anche nelle ultime puntate di Superquark. Ha proprio lanciato un monito e un appello, lasciando in eredità una missione importante: noi abbiamo la responsabilità di preservare questo straordinario patrimonio non solo biologico, ma anche storico e culturale che è il Mediterraneo e il nostro pianeta in generale.
Con i cambiamenti climatici il pianeta non si salverà se non facciamo qualcosa di veramente dirompente che possa spezzare questo circuito.
Ha svolto, quindi, anche un importante lavoro di ricerca scientifica su determinati argomenti che ha trattato nel libro.
Sì, circa un anno e mezzo di ricerca, confronto con i biologi e con esperti di flora e fauna marina, esperti di Mediterraneo. È stato un lungo lavoro. Anche quando si scrive di letteratura e di poesia bisogna comunque studiare bene le tematiche che ci sono dietro perché ci deve essere un fondamento scientifico su quello che poi si va a raccontare alle persone.
Le storie dei protagonisti, il Mediterraneo, la balena Giuli e l’esploratore, si intrecciano. C’è un personaggio in cui si identifica in maniera particolare?
Per me il Mediterraneo è madre. Oggi si parla di fluidità e forse il Mediterraneo è un po’ intercambiabile perché è maschio o femmina, come noi lo vogliamo immaginare. La maternità tecnicamente e fisicamente è un utero, però è anche qualcosa di universale, di simbolico. Io l’ho sentita come madre. Una madre che nutre, che assiste e, soprattutto, che perdona. Una madre perdona sempre i suoi figli, anche quelli che le buttano dentro le plastiche. Avendo un figlio, mi sono molto identificata nel ruolo. Sulle spiagge c’è di tutto, rifiuti di ogni genere, ed è sconvolgente perché si tratta di deturpare degli angoli di paradiso e far del male anche a noi stessi.
Noi contempliamo per ore il Mediterraneo ma non immaginiamo che anche lui stia guardando noi e vede tante cose: cose belle ma anche brutte. L’uomo che con le sue azioni ha inquinato la terra e il mare, con l’inquinamento sonoro ha danneggiato l’habitat delle creature del mare creando disorientamento nei cetacei che vanno a impattare con le eliche delle navi e delle barche, ecc.
In termini di consapevolezza, cosa si augura che i lettori possano trarre da questa meravigliosa storia?
Ognuno deve fare la sua parte per salvare il mare. Lo possiamo fare tutti già con piccole azioni quotidiane, intanto. È naturale che non possiamo risolvere i grandi problemi delle emissioni di carbonio, quelli spettano ai grandi della Terra che dovrebbero darsi una regolata e fare qualcosa di concreto. Noi possiamo fare azioni di sensibilizzazione, mobilitarci continuamente per far sentire la nostra voce come persone, tutte insieme. Anche adottare un’alimentazione corretta è importante. Pensiamo, per esempio, a popoli civili come i giapponesi e i norvegesi che ancora oggi danno la caccia alle balene o agli squali e si nutrono di loro per ragioni di tradizione. Questi animali sono i capostipiti anche della nostra specie umana, quindi bisognerebbe avere rispetto di questi grandi mammiferi che sono i padri della vita biologica. Così come la pesca intensiva, il rastrellamento che viene fatto con le reti a strascico. Ok alla pesca sportiva, ma la pesca che va a devastare i fondali estirpa tutto alla radice e la vita così non si potrà riformare.
C’è anche un altro messaggio, se vogliamo: quello di educarci all’amore. Una balena e un umano hanno potuto amarsi, mentre noi non siamo capaci. Guardiamo il mare per ore, osserviamo la superficie e non andiamo mai in profondità. Pochi fanno le immersioni e scoprono questo paradiso e la vita che c’è sotto. E con la stessa superficialità noi rimaniamo in superficie anche quando non esploriamo l‘anima delle persone. Questo vale, quindi, non solo per il mare ma anche per l’esplorazione della nostra interiorità nella costruzione dei rapporti sociali, delle relazioni con gli altri. Si tratta di un messaggio subliminale per esortare le persone a costruire relazioni autentiche come quelle che sono possibili tra una balena e un umano, senza filtri, con la natura, la bellezza e la spontaneità. Un invito a riscoprire l‘amore nelle relazioni sociali che può diventare salvifico ed essere solidarietà per aiutare gli altri.
Conclusioni
Le voci segrete del mare è un’esperienza di lettura che porterò nel mio cuore e che consiglio a chiunque. Sono certa che, come me, rimarrete affascinati dalla bellezza di questa storia e dalla forza dei messaggi importanti che racchiude.
Prendete fiato, immergetevi e lasciatevi trasportare!
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