Jalisse ft. Teodasia: il nuovo singolo “Non aver paura di chiamarlo amore” – L’intervista

jalisse teodasia

Il nuovo singolo dei Jalisse si chiama “ Non aver paura di chiamarlo amore” .

Alessandra Drusian e Fabio Ricci si sono tuffati in una nuova avventura che, questa volta, vede la collaborazione con la metal band veneziana i  Teodasia , ovvero Francesco Gozzo “Virgy” alla batteria, Matteo Frare “Bras” alla chitarra e Alberto Gazzi al basso.

La band vanta numerose esperienze musicali sui palchi internazionali;  è nata dieci anni fa dalla mente creativa di Francesco Gozzo che, ancora oggi, è l’anima pulsante del gruppo. Nel 2013 sono stati in tour con Tarja Turunen, ex cantante dei Nightwish, mentre nel 2016, con l’album “Metamorphosis”, si sono posizionati al nono posto nell’Italian Amazon Top Charts.

Il singolo, che è stato registrato al Bridge Studio in provincia di Treviso e mixato al Majestic Studio da Marino De Angeli, prende il nome dall’omonima commedia musicale che è andata in scena il 9 febbraio 2020 e che sarà riproposta alternandosi alla tournèe estiva Ora 2020.

copertina jalisse ft.teodasia

Ho intervistato, al telefono, Fabio Ricci:

Come è nata la collaborazione con i Teodasia  ?

La collaborazione con i Teodasia è un sogno che si realizza dopo tanti anni. Abbiamo sempre pensato di trovare, nei nostri percorsi, un gruppo che facesse un certo tipo di musica, musical metal e comunque una musica forte che ha questo genere. Finalmente ci siamo riusciti.  Dopo un po’ di ascolti abbiamo visto sui social una serie di artisti che erano nella nostra zona, nel Veneto, perché qui sono molto fiorenti gli artisti musicali, c’è veramente un bel movimento.  Abbiamo fatto sentire il provino del nostro brano, gli è piaciuto e da lì abbiamo iniziato a collaborare insieme. Sono fusi due generi, sai, la musica alla fine non ha un genere, si può etichettare in un certo modo per catalogarlo ma credo che le contaminazioni siano gli aspetti che mettono più d’accordo le situazioni. In questo caso abbiamo trovato veramente tre musicisti eccezionali che già facevano concerti in tutta Europa.

Stiamo attraversando un periodo di grande difficoltà, ci sentiamo tutti più fragili e disorientati e questo brano, che arriva proprio adesso, sembra sia un incoraggiamento che infonde speranza.

Me lo descrivi meglio?

Il brano nasce dalla commedia musicale “Non aver paura di chiamarlo amore” che è una commedia che abbiamo scritto io e Alessandra dove raccontiamo i nostri tanti anni di vita insieme. Ci siamo conosciuti nel 1992 e nel 1999 ci siamo sposati. Lo scorso anno abbiamo festeggiato i vent’anni di matrimonio e abbiamo deciso di fare questa commedia, un modo di raccontarci in teatro tra musica e la nostra vita; così abbiamo scelto di farla diventare anche una canzone. In questo brano comunichiamo il fatto di non aver paura di amare, di esportare i propri sentimenti più puri. Credo che questo si incastoni bene in questo momento; quello di cui abbiamo bisogno adesso è proprio il rispetto e l’amore che non è solo quello tra due persone, ma anche amore per il lavoro e per la vita. Ci sono dei riferimenti importanti con quello che, purtroppo, sta accadendo oggi e noi lo vediamo come un segnale di sostegno, di incoraggiamento, di aiuto; ecco perché abbiamo deciso di farlo uscire adesso. Chiaramente questo è un periodo in cui discograficamente è tutto fermo, tutte le attività lavorative sono ferme noi, però, non vogliamo pensare solo al fatto che uno faccia dischi per vendere, a parte l’enorme crisi discografica. Quando noi lavoriamo sui progetti lo facciamo con l’intenzione poi di fare dei concerti ed in questo momento ci sono delle difficoltà sia per fare i dischi sia per fare i concerti, ma la passione che abbiamo noi va oltre questo, non è solo un percorso di vendita. Per questo motivo ci sembrava il momento giusto per far comprendere che attraverso il coraggio, il rispetto e l’amore forse le cose possono cambiare e magari ne usciremo ancora più forti da questa situazione.

Mi soffermo brevemente sul grande successo di Sanremo, sto parlando ovviamente di Fiumi di Parole che oggi è diventato un evergreen. Ecco, cosa è cambiato in voi da allora e cosa rappresenta per voi questa canzone oggi?

Beh, tanto. Tanto perché è stato un biglietto da visita importante per l’Italia e per l’Estero: ha permesso di farci conoscere in tutta Italia e oggi ci conoscono sia come Fiumi di Parole sia come Jalisse, in uno dei due modi veniamo riconosciuti subito e questo per noi è un grande onore. Abbiamo, ovviamente, realizzato numerose altre canzoni, altri album, però, Fiumi di Parole, è sicuramente quello che ha avuto una massima visibilità e forse è stato anche considerato per una serie di fatti “fortuiti”: perché ha vinto il Festival di Sanremo del 1997, c’era Mike Bongiorno, abbiamo partecipato all’Eurovision Song Contest arrivando quarti, abbiamo girato il mondo, Fiumi di Parole è diventato anche uno slogan e tutto quello poi che ne è derivato come le varie polemiche e chiacchiericcio sulla canzone che però alla fine hanno rinforzato questo brano e lo hanno fatto diventare, probabilmente, uno dei pezzi che, anche se non sta a me dirlo, ha segnato un momento ben preciso della nostra vita. Oggi noi sappiamo che se torniamo indietro e ascoltiamo una canzone del passato o percepiamo un profumo o guardiamo un oggetto, ci riporta ad un momento esatto della nostra vita. Più un brano, profumo o ricordo ha una forza comunicativa, più ci riporta ad un momento della nostra vita.

La cosa che mi fa molto piacere è che molti giovani lo stanno scoprendo e ci fanno i complimenti; questo per noi è molto bello. Ci sono delle “Jalisse Tribù” che collaborano con noi che sono attività spontanee di persone che ci stanno vicino, come quella di Varese, Milano, Roma, Ostia e sono tutte gruppi di aggregazione molto giovani.

Dopo Sanremo avete ottenuto un grandissimo successo all’Estero: è difficile, “divincolarsi” nel panorama musicale italiano?

Oh…Che bella questa domanda. Guarda, noi abbiamo vinto come artisti, interpreti, autori, arrangiatori, produttori, discografici, editori, cioè un piccolo “artigiano della musica” composto da tre persone, ovvero: io, Alessandra e Carmen Di Domenico che è co-produttrice e co-autrice dei brano del 1997. Con questa forza siamo sempre andati avanti; abbiamo collaborato, si, con tante persone, però con questa forza. Nel ’97 l’etichetta indipendente stava nascendo, non era semplice…Oggi, invece, le etichette indipendenti sono fondamentali, l’artista è un produttore di se stesso, quindi si presenta con un biglietto da visita ed è fondamentale che lo curi nel dettaglio mentre, prima, c’era la possibilità di avere persone che collaborassero, come un produttore, un grafico, un arrangiatore, un autore, un fonico. Oggi i ragazzi sanno fare tutto, ma lo sanno fare sulla base di cosa? Chi ti ha insegnato a capire cosa, come e quando? Si dà troppo peso alle applicazioni, quelle che magari fanno la voce intonata o ti danno dei software per fare sequenze per registrare la tua canzone, poi altre applicazioni ti fanno fare la grafica, altre ti fanno fare l’mp3 che poi va sul web e ti aiutano a promuoverlo attraverso varie sponsorizzazioni. Ma, mi domando: queste sono figure professionali che in un team di lavoro ognuno ha. Ci sono , ad esempio, persone come il barista che fa il caffè, ma le tazzine le prende da chi le distribuisce, il caffè lo compra dal torrefattore, i cucchiaini li prende da un’altra azienda; quindi  non è che il barista va a raccogliere lo zucchero dalle piantagioni o tosta il caffè, il barista fa il suo lavoro, non è una multitasking aziendale dove si costruiscono le cose.

Oggi queste competenze sono sempre più dimenticate e si perdono perché devi saper fare tutto , perché i costi sono alti e perché l’industria discografica ha bisogno di essere più concisa e veloce e tu nel giro di un mese devi aver fatto il tuo brano, promosso e lanciato perché la vita delle canzoni oggi è cortissima. Questa, secondo me, è la base della progettualità per un giovane che vuole fare canzoni .

Com’è il vostro rapporto con i social?

Su Instagram Jalisse_Official, su Facebook  Jalisse Official, siamo quindi rintracciabili e rispondiamo noi. Ci piace postare e, nei tempi giusti, rispondere ai fan. Pubblichiamo i video su Youtube. Adesso che dobbiamo stare a casa forzatamente, oltre a finire il nostro album e fare la promozione del singolo, ci possiamo permettere anche di poter rispondere più velocemente alle persone che ci seguono e fare anche delle dirette streaming per far sentire la nostra musica e fare due chiacchiere

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Sociologa Consulente in Culture Digitali e della Comunicazione | Life Coach certificato | Lifestyle Blogger