In radio e in digitale Trinity – Karner H, Andrea Maiorino Remix, la versione remix della celebre colonna sonora di Lo chiamavano Trinità, composta dal Maestro Franco Micalizzi nel 1970. Oggi è interpretata da Nusia e Frankie e pubblicata su etichetta New Team Music distribuito da Believe.
Lo chiamavano Trinità (diretto da E.B Clucher), con Terence Hill e Bud Spencer, raggiunse un successo stellare in Italia e all’estero e, ancora oggi, è campione di incassi. Inaugurò quella che è la cosiddetta serie di Western all’italiana e sancì l’ingresso di Franco Micalizzi nel novero di compositori di Colonne Sonore, oltre ad essere arrangiatore e Direttore d’Orchestra.
A questo film ne seguirono, infatti, moltissimi altri tra cui: Il Piatto Piange (dal romanzo di P. Chiara), Regia di Paolo Nuzzi; Alla mia cara mamma…, Regia di Luciano Salce; Giovannino (dal romanzo di Ercole Patti), Regia di Paolo Nuzzi ed una serie di film polizieschi, tra cui: Napoli Violenta ; Il Cinico, l’Infame e il Violento ; Da Corleone a Brooklin; e Roma a Mano Armata,diretti da Umberto Lenzi e Delitto a Porta Romana, Delitto sull’autostrada e Il Ficcanaso, diretti da Bruno Corbucci.
Negli Stati Uniti, nel 1975 e poi nel 1978, compose e registrò le colonne sonore di: Behind the Door (titolo italiano: Chi sei?) e The Visitor (titolo italiano: Stridulum).
Una carriera densa di successi in cui non posso non ricordare anche Nati con la Camicia e Non c’è due senza quattro, entrambi diretti da E.B. Clucher, con Terence Hill e Bud Spencer, ed ancora il film di produzione americana The Curse (La Maledizione) – diretto da David Keith con Claude Akins, Will Wheaton and John Schneider.
Si può dire che il Maestro Micalizzi le abbia “fatte” veramente tutte; non manca, infatti, la sua attività per la Televisione e per i Cartoni Animati. Per quanto riguarda la TV ha collaborato in diverse occasioni con la RAI per le musiche di importanti fiction come: Albert e l’uomo nero, le 100 puntate della Serie Televisiva Passioni su RAI UNO, il film televisivo in due puntate Un figlio a metà regia di Giorgio Capitani con Gigi Proietti andato in onda su RAI DUE. Ricordiamo, inoltre, la sua collaborazione a Domenica In nel 1979 con Corrado e nel 1986 con Elisabetta Gardini.
Nell’ambito dei Cartoni Animati ritroviamo, invece, le sigle composte per Lupin, Trider G 7 – Ufo Dyapolon e più di recente la sigla della serie Transformers e le musiche del film d’animazione Ben tornato Pinocchio.
Nell’ottobre del 1991 fonda con Franco Migliacci e Domenico Modugno il Sindacato Nazionale Autori e Compositori (SNAC) di cui è ora Presidente.
Gli anni duemila vedono altre tappe fondamentali del lavoro di Franco Micalizzi: nel 2003 viene eletto nel CdA della SIAE ed in seguito diventa Consigliere del Presidente mentre, nel 2005, ha formato un’orchestra di 18 elementi, la BIG BUBBLING BAND, con la quale ha iniziato a tenere una serie di concerti di successo nel corso dei quali la Band esegue le sue numerose colonne sonore ed in particolare i temi dei “polizieschi all’italiana” degli anni 70 e 80,molto richiesti da un pubblico di appassionati (tra questi il regista Quentin Tarantino che di recente ha inserito nella colonna sonora del film Grindhouse- A prova di morte la versione originale del tema del film Italia a mano armata.
Di recente ha partecipato come Direttore d’Orchestra allo show TV di Canale 5 Panariello non esiste.
Ho rivolto al Maestro Micalizzi un po’ di mie curiosità, ecco cosa mi ha raccontato nella nostra splendida chiacchierata:
Benvenuto su Primer, Maestro e grazie per la sua disponibilità. Vorrei parlare subito di “TRINITY – Karner H, Andrea Maiorino Remix”, remix della celebre colonna sonora da lei composta nel 1970 per il film “Lo chiamavano Trinità”. Che effetto le fa questa nuova versione?
Se per nuova visione intende il remix non essendo io un appassionato del genere non so darle un giudizio estetico ma considerato che è molto ascoltato vuol dire che chi lo ha fatto ha lavorato bene.
“Lo chiamavano Trinità” è il film a cui è più affezionato?
Certo, non potrebbe essere altrimenti. Nel lontano 1970, il secolo scorso, io anelavo di avere il mio primo incarico per comporre la musica di quella che sarebbe stata la mia prima opera in quel campo. Quindi letteralmente corteggiavo il produttore Italo Zingarelli che tra i vari film aveva il progetto di un piccolo film western da girare in poche settimane senza spendere molto per recuperare un po’ di utili. L’ho letteralmente perseguitato finché ho avuto l’ok dal simpaticissimo, oltre che bravissimo regista Enzo Barboni, che fino ad allora aveva fatto il direttore della fotografia di film notevoli, voleva passare alla regia con un soggetto che proponeva da molto senza successo. Naturalmente è proprio in questi casi che si rivelano i capolavori nel loro genere e dopo 50 anni appena compiuti ne parliamo come se fosse uscito ieri.
Immaginava che avrebbe avuto un successo mondiale che, ancora oggi, è campione d’incassi?
Non se lo aspettava davvero nessuno benché la sceneggiatura fosse molto ben fatta, ma i protagonisti erano abbastanza nuovi allora e quando ho saputo che i cinema erano pienissimi e la gente pur di entrare si sedeva per terra nei corridoi , beh allora ho finito per crederci. E naturalmente il successo incredibile della musica mi ha aperto la strada di questa attività che adoro.
Quando si sente un fischio la mente torna subito a Trinità e lo ritroviamo un po’ ovunque: dalle suonerie dei cellulari o, semplicemente, quando osserviamo qualcosa che ha a che fare con il western, fischiettare quel tema è quasi automatico. Chissà quante volte le sarà capitato di imbattersi in una di queste situazioni!
Moltissime volte e ne ricordo una in particolare quando mi sono ricoverato in ospedale per un banale intervento chirurgico ed ero in camera da solo: la mattina alle sei ho aperto gli occhi perché fuori della finestra sentivo qualcosa e in realtà era un operaio che su una impalcatura lavorava all’intonaco e fischiettava appunto Trinity, ed in quel momento mi fece davvero piacere.
A proposito di suonerie: succede spesso che i brani vengano utilizzati senza autorizzazione, ignorando il diritto d’autore?
Su quello che che ci è stato sottratto nella totale indifferenza di tutti, compresi i politici troppo impegnati per le loro poltrone, sarebbe meglio non parlare; basta un cenno alla cosiddetta RETE che ha creato dei miliardari divenuti tali per un aver fino ad oggi mai pagato, il diritto d’Autore. E sento che sono molto generosi in beneficenza, regalano miliardi che in realtà siamo noi a regalare. Sul malcostume della pirateria di ogni genere e meglio lasciar perdere perché lo so che mi arrabbio moltissimo.
Ci sono molti artisti Hip Hop che, sia in Italia sia all’estero, utilizzano i campionamenti tratti dai suoi temi polizieschi. Ne è sempre al corrente o lo scopre man mano?
So bene quanto il mio repertorio piaccia al mondo di rapper di ogni latitudine, alcuni sono rispettosi delle regole e chiedono i permessi ma la gran parte fa come gli pare. La colpa è degli Editori che non sono in gradi di difendere il repertorio che gli abbiamo ceduto e quindi anche su questo argomento è meglio lasciar stare.
Quentin Tarantino è un suo grande estimatore, cosa ha pensato quando ha scelto la musica di Trinità per “Django Unchained”?
Ne sono stato felice parliamo di uno tra i registi più famosi al mondo e lui ha scelto mie musiche anche altre volte ma con Django, in un certo senso, penso di avergli fatto io un piacere perché il film pur bellissimo arriva ad un finale semplicemente folle e penso che quando ha sentito Trinty non ha avuto dubbi. Solo l’ironia di questo tema poteva sostenerlo in quel finale e ne sono contento.
Come ha iniziato a lavorare nel cinema e con le colonne sonore? È stata una sua scelta?
Certo, è stato un mio assoluto desiderio; la musica di commento è interessantissima in ogni senso per un compositore e richiede qualità particolari, insomma bisogna essere capace di raccontare con la musica per film di ogni genere. Cosa c’è di più stimolante se uno pensa di avere il talento necessario ?
So che lei adorava il jazz.
Si e lo adoro ancora poiché tutta la musica di ogni genere che circola sul pianeta è influenzata dalla rivoluzione del Jazz. E chi non ama il Jazz non ama veramente la musica. Non importa quale linguaggio musicale adotti, ma non puoi non amare il jazz.
Com’era lavorare per il cinema negli anni ’70? Che differenze nota oggi rispetto ad allora?
Era tutto completamente diverso; si registrava in sala con il visivo sul grande schermo e il cronometro in mano con l’orchestra in diretta. Oggi è un altro mondo al quale mi sono naturalmente adattato, ma vorrei tornare indietro per le emozioni, l’entusiasmo E la necessaria competenza. Attualmente temo si usi l’algoritmo nel senso che si è persa<a tanta umanità di questo lavoro bellissimo.
E per quanto riguarda la musica attuale? C’è qualcuno che segue e che le piace?
In questo momento no, perché anche le cose migliori sono decisamente inferiori ai capolavori degli anni 60,70,80; il resto sarebbe meglio che fosse silenzio!
Ci sono altri progetti a cui sta lavorando?
Si certo. In questo momento sto producendo una delle più belle voci che abbia mai ascoltato in Italia, Erika Croce in arte “I’m ERIKA” e la sfida è quella di portarla in alto dove merita di stare. Questo è quello che devo assolutamente ottenere e lo otterrò anche se non sono una majior multinazionale. Il suo prossimo album e semplicemente favoloso!