Quando attraversi la soglia della barricaia della cantina Feudi di Guagnano, ti accoglie un silenzio unico. È un silenzio che parla di molte cose, non solo di vino; parla di cultura, arte ed emozioni che si intrecciano tra il passato e il futuro.
Feudi di Guagnano, in collaborazione con la Galleria Immaginaria di Firenze e con il patrocinio del Comune di Guagnano, ha organizzato l’esposizione DIVINARTE, inaugurata il 7 ottobre 2024, un evento che combina l’espressività più libera e visionaria degli artisti contemporanei con la tradizione vinicola.
Ad arricchire l’esperienza sensoriale in cantina, infatti, ci sono una quarantina di opere d’arte di maestri iconici come Andy Warhol, Bernard Aubertin, Bruno Munari, Achille Perilli e Tommaso Cascella, che hanno trasformato la barricaia in una vera e propria galleria d’arte.
Ma non solo: accanto ai grandi maestri, anche gli artisti pugliesi come Daniela Chionna con la sua maestria nel design e nella lavorazione dei materiali; Aldo Mogavero che, con le sue sculture, coniuga classico e moderno in un equilibro perfetto; Marcello Leone, che con il suo astrattismo lirico riesce a dare forma alle emozioni attraverso il colore, lo spazio e il segno.
L’inaugurazione, alla presenza di madame Dominique Rimbaud, presidente della Fondazione Biscozzi-Rimbaud, ha rappresentato qualcosa di più di una semplice esposizione d’arte: mi sono sentita parte di un dialogo tra cultura e territorio, tra arte e tradizione. E ogni giorno, sino a domenica 8 dicembre 2024, ognuno potrà immergersi in questo viaggio sensoriale dove anche il vino diventa una forma d’arte: a tutti i visitatori sarà offerto, infatti, un calice di Negroamaro.
DIVINARTE ci ricorda anche il valore di fermarci a osservare, lasciarci ispirare e immergerci nella bellezza.
L’abbinamento tra osservare e “sentire” un’opera d’arte è un’esperienza unica che valorizza entrambe le forme d’arte. Quando di un’opera osserviamo il movimento, il colore, la materia, sappiamo che ha una storia da raccontare, proprio come ogni sorso di vino narra del lavoro, della tradizione e del territorio da cui proviene. E, in questo caso, posso dire che il vino non solo accompagna la visione di un’opera, ma amplifica le emozioni, creando una connessione più profonda tra l’osservatore e l’opera stessa.
L’arte ha il potere di cambiare prospettiva, farci riflettere e, perché no, anche emozionarci con un buon calice di vino.
Grazie Simona.
Prego, è stato un vero piacere!