C’era una volta la pandemia del 2020

In una rete ormai satura di opinioni, esternazioni e moniti sembra quasi superfluo scrivere l’ennesimo post sulla grave questione che ci affligge. Infatti, non credo di pubblicare  altre riflessioni in futuro ma, ad ogni modo, tenevo a lanciare un messaggio di speranza e spendere qualche parola di conforto.  

LA VIGNETTA

L’ho fatto con questa vignetta, realizzata di getto (e piena di imprecisioni) il 13 marzo 2020, che ho volutamente condiviso con tutti e che, dal riscontro avuto sui social, ha raggiunto quello che era il mio obiettivo principale: la comprensione del messaggio racchiuso nel disegno. La scena, infatti, è proiettata nel futuro: l’anziana signora è una nonna con accanto la nipotina a cui sta raccontando la storia della pandemia dell’ormai lontano 2020

Nonna che racconta alla nipotina la storia della pandemia del 2020

La donna siamo tutti noi, un giorno, con le nuove generazioni. Un arcobaleno brilla nel cielo, la cui immagine è presente oggi, soprattutto nei disegni dei più piccoli, con l’hashtag “andrà tutto bene” e che, in questa illustrazione, rappresenta il sereno, non quello dal punto di vista meteorologico ma la vittoria sul male.

L’EMERGENZA

Il repentino cambio delle abitudini dovute alle disposizioni governative per bloccare il contagio ha evidentemente stravolto il nostro quotidiano ma, se ci fermiamo a riflettere, forse siamo proprio noi stessi a rendere la gestione dell’emergenza ancora più complicata per tutta una serie di motivi, a partire dal poco rispetto delle norme di contenimento.  

Stiamo vivendo, giorno dopo giorno, le conseguenze della tacita credenza che mai nulla avrebbe potuto sconvolgere oggi le nostre vite, troppo abituati a vivere nel benessere e fortunati nel non aver mai dovuto, sino ad ora, far fronte ad una emergenza mondiale. Invece, all’improvviso, un essere invisibile è arrivato prepotentemente nelle nostre vite, destandoci dal nostro giaciglio ovattato ed infrangendo ogni nostra sicurezza.

WEB E DINTORNI

Nel calderone spavaldo e chiacchierone dei social ne leggiamo veramente di tutti i colori: dai complotti alle profezie, da “anno bisesto, anno funesto” ai “segreti” apocalittici.

Si sono risvegliati anche patriottismi e sentimentalismi, nati per “sdrammatizzare”, dicono, ma che, in un clima così preoccupante e doloroso, iniziano a diventare inopportuni. Si, perché spesso e volentieri si perde il senso della misura con il risultato che, mentre ci affacciamo dai balconi per urlare qualcosa in occasione dell’ennesimo inutile flash mob, non molto lontano da noi si posizionano in fila decine e decine di bare, trasportate da camion militari.  Scene che abbiamo visto solo nei libri ma che adesso fanno parte delle nostre giornate.

FORSE

Forse il voler a tutti i costi restare allegri non è così utile come si pensa.

Forse bisognerebbe affrontare il dolore, guardarlo; forse si dovrebbero aprire gli occhi per realizzare che non possiamo far finta che vada tutto bene. Non è così, non va bene e dovremmo prenderne atto per divenire consapevoli di ciò che sta accadendo, in questo modo eviteremo di comportarci in maniera sconsiderata .

Ma c’è anche chi, tra tanto discutere, mette a nudo le proprie fragilità con coraggio ed umiltà. Ho letto lo status di una persona che, con sole due parole, mi ha trasmesso immediatamente quel senso di impotenza e preoccupazione che probabilmente è in ognuno di noi ma che, spesso, tendiamo a nascondere: “Ho paura”.  Questo tipo di esternazione non è indice di debolezza, anzi, è segno di forza, al contrario del bendarsi gli occhi.

Per questo motivo dovremmo imparare a manifestare le nostre emozioni per quello che sono realmente; cantare sul balcone o applaudire potrà farci scudo esternamente ma non possiamo ingannare noi stessi, in cuor nostro sappiamo benissimo di non essere poi così forti davanti a qualcosa per cui non abbiamo armi, se non quella del buon senso.  

L’INCOERENZA

L’avanzata del buonismo incoerente è sotto gli occhi di tutti: piovono ringraziamenti ai medici ed al personale ospedaliero , complimenti e manifestazioni di gratitudine che spesso provengono dagli stessi soggetti che, fino a poco tempo fa, li offendevano con i loro discorsi sul mal funzionamento degli ospedali e sulle cattive condotte del personale; adesso invece li osannano.

Ci sono stati giornalisti che, alla prima occasione, non hanno perso tempo a portare in prima pagina, a volte senza prove conclamate, vicende che mettevano irrimediabilmente in cattiva luce alcuni medici. Ovviamente non mi riferisco solo a questa categoria, ma anche ai politici, alla gente comune ed al “popolo” dei social network, dispensatore di fake news e di insulti a volontà.

I FUTURISTI

E c’è anche chi pensa già al futuro, invitando a fare acquisti “made in Italy” e a rilanciare l’economia dei piccoli centri. Era proprio necessaria una pandemia per ricordarsi delle attività commerciali del luogo in cui si vive? Molte, ormai da anni, sono state costrette a chiudere, schiacciate dai colossi online e dai centri commerciali in città ma, soprattutto, da quella mentalità per cui fare acquisti fuori dal proprio Comune fa più “figo”. Prima di questa emergenza nessuno si è mai attivato seriamente per supportare artigiani e commercianti in difficoltà e nutro i miei seri dubbi anche sul futuro.

L’OBIETTIVO

In questo momento non serve fare inutili congetture, adesso è fondamentale arginare il problema e ciò può avvenire solo con il massimo impegno di tutti, rispettando ogni indicazione in maniera maniacale, è necessario. 

E se ancora qualcuno non avesse afferrato cosa stiamo vivendo e a cosa possiamo andare incontro, legga, si documenti, guardi attraverso le notizie lo strazio dei medici che, oltre alla fatica fisica, devono sopportare anche quella psicologica per farsi portavoce dei pazienti in fin di vita: “Dottoressa, dica a mia moglie che l’amo”; “Dottore, dica di salutare il mio nipotino appena nato che non potrò mai conoscere”.

Non è un invito a rattristarci, comprendo che ogni tanto si avverta la necessità di prendere fiato distraendosi un po’ l’importante, però, è non abusarne perdendo di vista l’obiettivo principale: restare a casa.

Informazioni su Simona Colletta 227 Articoli
Sociologa Consulente in Culture Digitali e della Comunicazione | Life Coach certificato | Lifestyle Blogger

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