Quella che vi porto all’attenzione oggi è una lettura diversa dal solito.
“Arrivederci Miao“, di Monica Marelli, edito da De Vecchi del gruppo Giunti Editore, è un libro che cura e conforta tutti coloro che stanno affrontando il lutto per il proprio gatto.
Come io sia arrivata a questo libro e alla sua Autrice è presto detto: a giugno scorso, dopo 14 anni di splendida convivenza, alla mia adorata Kimba sono spuntante le ali ed è diventata un angioletto del Paradiso. Da quel giorno nulla è stato più come prima e io e la mia famiglia siamo stati sopraffatti da un dolore inconsolabile.
Anche adesso, mentre scrivo, non è facile ricordare quei momenti e constatare che Kimba ci mancherà all’infinito. Quindi, presa dallo sconforto più totale, ho iniziato a pensare che avessi bisogno di qualcosa che mi aiutasse ad elaborare questo lutto così forte.
In una società caratterizzata da mille stereotipi non è semplice trovare qualcuno che possa veramente comprendere questo tipo di sofferenza e, nella ricerca di conforto, è facile imbattersi nelle persone sbagliate e ricevere risposte inopportune, del tipo: “Dai su, poi passa“, oppure, nella peggiore delle ipotesi, “Era solo un gatto“.
Chi convive con un animale domestico, però, sa benissimo che loro fanno parte della famiglia a tutti gli effetti, come le persone. Per me, ad esempio, Kimba era come una sorellina più piccola, la regina della casa. Quando i nostri amati quattro zampe vengono a mancare tutto diventa difficile perché loro ci amano incondizionatamente, sono sempre sinceri e ci danno affetto in ogni momento. È anche per questo che soffriamo così tanto, perché credo non ci sia essere umano in grado di donare così tanto amore.
Ho iniziato, così, a vagare sul web alla ricerca di articoli e quant’altro potesse venire incontro alla mia situazione e mi sono imbattuta nel libro di Monica. Avete presente quando d’istinto non ci pensate due volte e agite? Ecco, a me è capitato così: ho visto il libro e l’ho acquistato subito. Le mie sensazioni non si sbagliavano, “Arrivederci Miao” è stato un balsamo sul mio cuore ferito, una morbida carezza, un abbraccio sincero.
“A te che hai perso il tuo amato quattro zampe: questo libro è un pensiero, un abbraccio affettuoso ricco di consigli, una carezza sull’anima che possa aiutarti a trovare serenità. Pagina dopo pagina scoprirai che non si rimane soli che il nostro beniamino, come tutti coloro ai quali abbiamo voluto bene, non ci ha lasciato per sempre“
Il testo è curato in ogni minimo dettaglio ed affronta ogni aspetto del lutto. Ci sono, inoltre, anche esercizi di meditazione, test psicologici e tantissimi preziosi (e necessari) suggerimenti per affrontare i momenti difficili. Le pagine sono arricchite dalle dolcissime illustrazioni di Francesca Lù.
Quando ci sentiamo incompresi da chi non ha degli animali ed abbandonati al nostro dolore “reale e autentico“, questo libro ci viene incontro e ci spiega e ci aiuta a ricordare che “nulla è passato, nulla è perso“. Oltre ad “Arrivederci Miao”, l’Autrice ha pubblicato anche la versione per il lutto dovuto alla perdita di un cane, “Arrivederci Bau”; regalateli a chi ha perso un animale, oppure regalateli a voi stessi come ho fatto io.
Monica Marelli è una persona speciale, per questo motivo ho sentito la necessità di farle qualche domanda e di rendere pubblica la nostra chiacchierata, affinché chiunque stia soffrendo per una perdita possa sapere che non è solo e che esiste chi può comprendere ciò che sta attraversando. Grazie Monica, per questo libro e per la tua anima bella.
Cara Monica, innanzitutto grazie per aver realizzato quest’opera che è come un balsamo per chi, come me, sta affrontato il lutto per la perdita del proprio pelosetto. Quali sono state le tue sensazioni ed emozioni quando hai deciso di scrivere questo libro?
E’ stata la scrittura più profonda e complessa che abbia affrontato fino ad ora. Ero reduce da due grandi lutti. Uno umano: mia nonna paterna Anita, la donna che mi ha cresciuta e che non mi ha mai abbandonata. Purtroppo mia madre tentò il suicidio quando avevo due anni e da quel momento mia nonna si rese conto che era necessario salvarmi: da allora siamo sempre state insieme. Qualche anno dopo è morto Chicco, il micio che io e il mio ex partner avevamo adottato quando iniziammo la convivenza. Insomma, il mio cuore era piuttosto sbriciolato e io, che della scrittura avevo fatto il mio lavoro, ho sentito che avrei potuto aiutare le persone scrivendo una specie di manuale di attraversamento del lutto. Sulla mia pelle avevo provato tante sensazioni contrastanti. Questi dolori infatti avevano una cosa in comune: la poca empatia da parte delle persone con cui parlavo. Mia nonna non era mia madre biologica e quindi il mio dolore per la sua perdita non poteva essere, agli occhi stereotipati degli altri, un dolore troppo profondo. Addirittura ricordo ancora che una donna mi disse: “Ah, vedrai quando morirà tua madre!…La mamma è sempre la mamma”. Pensate per un attimo a quanta violenza psicologica c’è in queste parole. Idem per Chicco: lui era “solo” un gatto, come si poteva soffrire tanto per la morte di un gatto? Così ho iniziato a girovagare per i social e ho scoperto una cosa: chi aveva perso un compagno animale, aveva sempre vergogna di dichiarare il proprio dolore. Proprio così: vergogna. Persone che dalla loro bacheca chiedevano scusa per le loro lacrime… Ho sentito un moto di rabbia, devo confessarlo. Così ho pensato che era ora di scrivere qualcosa che parlasse della dignità di un dolore. Perché quando si interrompe una relazione d’amore, è sempre un vero lutto. Umano o animale che sia.
Trovare le persone “giuste” con cui parlare del dolore per la perdita di un animale domestico non sempre è facile: quanto ancora c’è da sensibilizzare sull’argomento?
Esatto, proprio così: è molto difficile. Io stessa nel libro consiglio di parlarne solo alle persone più particolari, quelle con cui sappiamo che non ci giudicheranno ma ci accoglieranno. Basta così poco: ascoltare, far capire che stiamo ascoltando, abbracciare in silenzio. Non sono necessari grandi discorsi. Non siamo tenuti a dire nulla per consolare, anzi rimanere in silenzio e aprire il cuore è la mossa migliore. Purtroppo liberarsi dagli stereotipi è difficile: il nostro cervello dal punto di vista bio-psichico “vive” di stereotipi perché sono “facili” da assimilare. Quindi la morte della mamma sì, è un dolore “universalmente accettato”, quello di un animale no, non lo è. Capite che è una cosa assurda? Ma cambiare si può.
Sei anche un’illustratrice, mi parli delle tue “piuminizzazioni”?
Di cosa si tratta?
Ho riscoperto la passione del disegno dopo la morte del mio gatto Piumino, da cui il nome. Piumini sono anche i disegni, piumine erano le palline di Natale che avevo lavorato l’anno scorso e che vendevo online dalla mia pagina Facebook. Piumino se ne andato il 2 gennaio 2019, a soli sette anni. L’avevo adottato proprio dopo Chicco. E dire che mi ha spezzato il cuore è un eufemismo! Me lo ha polverizzato. Mi sono ammalata: purtroppo avevo in corso altri problemi che si sonno sommati. Poi un giorno ho ripreso a disegnare e…ora tutti i miei followers conoscono Piumino! Il verbo piuminizzare poi lo uso quando realizzo ritratti “cartoonizzati”, che ora sono molto di moda.
Fisica, scrittrice, giornalista, artista e, ovviamente, gattofila.
Qual è il fil rouge tra le tue molteplici aree di interesse?
L’amore per la fisica e quello per i gatti ha creato un intreccio indissolubile. L’origine di questo è facile da ritrovare nel rapporto con mia nonna: grande amante degli animali e della lettura, adorava leggere articoli di giornali dedicati alla scienza. Aveva solo la “quinta”, secondo il vecchissimo sistema scolastico, dove le elementari arrivavano fino alla “settima” (Anita era del 1913). Così dopo la laurea ho iniziato a lavorare come giornalista freelance. Poi sono arrivati i libri: il primo si intitola La fisica del Miao, ne ho scritti tanti altri e l’ultimo è Il gatto di Tesla, di cui ho illustrato la copertina.
Che rapporto hai con i social? Dove è possibile seguire le tue
attività online per restare sempre aggiornati?
Ho un rapporto molto sereno perché ho deciso che le battaglie si combattono in altro modo. Mi spiego meglio: io sono un’animalista, vegetariana, per un periodo ho fatto l’attivista contro la sperimentazione animale, che dal punto di vista scientifico è davvero inconsistente. Mi battevo per la diffusione dei metodi alternativi ma l’odio che ricevevo dagli utenti FB era troppo. Non ero pronta, non ero preparata. Quando ho ricevuto “velate” minacce, ho mollato. Oggi FB e Instagram rappresentano un mezzo per diffondere il mio lavoro, cioè libri in uscita, libri già usciti e ovviamente le mie illustrazioni. Ogni tanto cedo al personale, quando per esempio mi mancano i miei gatti e allora li ricordo e racconto qualcosa di loro. O della mia nonna… Potete seguirmi su FB al profilo Monica Marelli FisicaMiao oppure su Instagram, la_cat_artist.
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