La stanza delle mogli di Sunjeev Sahota (ed. Astoria) è un romanzo che ci porta in un viaggio emotivo tra due epoche. Il The Sunday Telegraph lo ha definito un romanzo così bello da mozzare il fiato, e non posso che concordare con questa affermazione.
Inizialmente, la narrazione ci porta indietro nel tempo fino al 1929, un periodo in cui l’India era ancora sotto il dominio britannico e la società stava attraversando un periodo di grandi tensioni sociali. In quegli anni, l’organizzazione marxista indiana Naujawan Bharat Sabha, attiva dal 1926 al 1934, mobilitava giovani operai e contadini nella lotta per il progresso sociale e contro il colonialismo britannico.
La storia inizia quando tre giovani donne vengono date in sposa a tre fratelli durante un’unica cerimonia matrimoniale. Avvolte da veli rossi che possono togliere solo quando sono nella loro angusta stanza, non possono vedere i volti dei loro mariti ed entrano nella nuova casa con il peso delle aspettative della famiglia. Mehar, la più giovane tra loro, si distingue per la sua voglia di indipendenza, ma le regole rigide imposte dalla suocera Mai governano ogni aspetto della vita delle tre ragazze, determinando perfino chi delle nuore condividerà il letto con il marito ogni notte; un atto che simbolizza il potere della gerarchia familiare e la mancanza di autonomia delle donne, la cui unica funzione sembra essere quella di perpetuare la stirpe.
…E se lei non dovesse darci un figlio maschio? Cerca di non affezionarti troppo, d’accordo?
La giovane Mehar, desiderosa di scoprire l’identità del proprio marito e di sfuggire al controllo opprimente di Mai, decide di agire.
Sahota dipinge con maestria il conflitto interiore di Mehar che si scontra con le tradizioni mentre cerca di affermare il proprio diritto alla libertà e all’amore; quell’amore proibito così forte per cui rischia una terribile punizione. La narrazione riflette l’atmosfera tumultuosa dell’epoca, in cui il desiderio di cambiamento permea anche le mura domestiche.
La storia si sposta poi nell’India del 1999, quando un discendente di Mehar ritorna nella vecchia casa di famiglia.
In cerca di guarigione e pace interiore, il ragazzo scopre una stanza che custodisce i segreti della bisnonna Mehar. Questa scoperta diventa un ponte tra il passato e il presente, rivelando le lotte e i sogni delle donne che lo hanno preceduto. La connessione tra le esperienze di Mehar e quelle del giovane mette in luce come le scelte del passato influenzino le generazioni future.
Provai un’acuta fitta di desiderio per lei, e insieme la fiducia che vita non dovesse necessariamente continuare a essere un mugolio di rabbia, ma che potesse anche riempirsi di bei momenti che sembrano arrivare all’improvviso con gli uccelli
Oltre a esplorare la condizione femminile, il romanzo affronta temi universali come l’identità, il coraggio e la ricerca di appartenenza. L’autore ci immerge nella vita rurale dell’India del primo ventennio del XX secolo, evocando con vividezza l’atmosfera dell’epoca e il fervore politico. Il romanzo, quindi, non solo narra una storia di oppressione e resistenza, ma ci invita a riflettere sulla necessità di lottare per un futuro più giusto ed equo.
Posso affermare che La stanza delle mogli sia un’opera straordinaria che merita di essere letta e riletta per i suoi potenti messaggi, ma anche per la bellezza della prosa. Ha suscitato in me un misto frenetico di emozioni: rabbia, dolore, passione, commozione.
Sunjeev Sahota, autore britannico di origine indiana, con una brillante narrazione ricca di sfumature e profondità, si afferma come una delle voci più incisive della narrativa contemporanea.
Lo hai letto? Fammelo sapere sotto nei commenti!
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